Scrivo solo ora una breve analisi sul voto del 25 Maggio, ed allegherò a questo articolo un pensiero di Silvia Chimienti,
che chiarisce lo stato d’animo e la visione degli attivisti del MoVimento 5 Stelle.
Non nascondo che Domenica sera dopo lo scrutinio delle schede relative al voto per le elezioni europee ero molto arrabbiato. Ma questo ci sta, è un sentimento naturale, quando una persona tiene molto ad una cosa e non va come
essa pensava, la rabbia scatta. Passato il momento di delusione e analizzato a freddo la situazione, ho tratto alcune conclusioni. Sicuramente il risultato ottenuto è un risultato considerevole, comunque il M5S è la seconda forza politica del
paese. Sul tema mia culpa, penso che grossi errori non ci siano stati sul territorio, intendo, errori fatti da noi attivisti,
il messaggio e la campagna elettorale è stata fatta nel miglior dei modi, forse si poteva fare ancora meglio, questo sicuramente, ma tolte alcune zone ,dove gli attivisti sono meno coscienziosi, il lavoro è stato fatto in modo egregio.
Se di errori si può parlare ,a mio avviso sono stati fatti sulla comunicazione nazionale.
Si poteva gestire meglio, argomentare meno e concentrare su alcuni punti forti evitando di approfondire troppo gli argomenti. Ma quello che sta facendo il M5S è un processo lento ,gli Italiani devono assimilarlo con calma, effettivamente sono troppo abituati ad una “Non Politica” figlia di questi ultimi lustri.
Sicuramente ,come dice giustamente “Silvia”, gli Italiani sono abituati di più ai venditori di pentole.
#vinciamopoi
Aspetto positivo di questa tornata elettorale è stato comunque il risultato ottenuto qui in Piemonte, il mio amico,
e attivista del MoVimento 5 Stelle di Moncalieri, Giorgio Bertola, che su questo blog, ho citato durante la campagna elettorale, è stato eletto come consigliere regionale.
E qui faccio le più sentite congratulazioni per la sua nuova attività che so già adempierà nel migliore dei modi.
Forza Giorgio.
Siamo solo all’inizio!
by Silvia Chimienti · 29 maggio 2014
Ho aspettato qualche giorno per scrivere le mie osservazioni sulle ultime elezioni perché non volevo che fossero inficiate dall’emotività del momento.
È indubbio che siamo delusi, così come è indubbio che abbiamo registrato una sconfitta.
Credo, tuttavia, che si debbano ridimensionare sia la nostra delusione che la percezione che abbiamo di questa sconfitta. Si tratta di una sconfitta solo alla luce delle nostre aspettative iniziali e della percentuale spropositata ottenuta, non dal PD (che mai nella storia ha veramente vinto le elezioni) ma da un grande esperto di marketing che nulla ha a che vedere con la sinistra, cioè Renzi.
Forse sfugge che siamo la seconda forza politica del Paese e che abbiamo consolidato una percentuale del 21%, sventando ogni dubbio sul fatto che il successo ottenuto lo scorso anno nelle elezioni politiche fosse passeggero e destinato a sgonfiarsi contestualmente al venir meno del sentimento di protesta dei cittadini.
No, i cittadini questa volta non hanno espresso un voto di protesta ma un voto di opinione.
Certo, gli altri hanno stravinto. Hanno rastrellato voti da ogni parte, aiutati e confortati da quello che dovrebbe essere il loro principale avversario politico, Berlusconi. Negli ultimi giorni di campagna elettorale, durante le pause dal suo servizio sociale, il ben noto condannato per frode fiscale si è profuso in oscene accuse contro Beppe Grillo e il M5S, già dallo stesso definiti pericolosi per la democrazia e per il Paese. “Assassino” è stata solo l’ultima iattura gettata su Beppe da un personaggio che ha trascorso la vita a delinquere, colluso con la mafia, amico e socio di quel Dell’Utri fuggito in Libano per evitare i processi per mafia in Italia.
Non sono bastate le parole di Salvatore Borsellino, pentito per aver sostenuto un anno fa l’alleanza del M5S con il PD.
Non sono bastati Dario Fo e Ferdinando Imposimato, non è bastato essere definiti da Zupo, ex responsabile alla giustizia del PCI, gli eredi della questione morale di Berlinguer.
Non sono bastati i 7milioni di euro restituti dai parlamentari M5S in un anno, tagliati da stipendi e diarie, né i 42 milioni di euro di rimborsi elettorali rifiutati.
Non è bastato, ogni sacrosanto fine settimana, con addosso la spossatezza della settimana di lavoro a Roma, tornare sul territorio o girare le piazze d’Italia, per aggiornare i cittadini sull’attività svolta.
Non è bastato studiare come dei matti e fare migliaia di proposte concrete, incontrando continuamente lavoratori, associazioni e categorie, per emendare al meglio le centinaia di decreti spazzatura arrivati in Aula in un anno e mezzo.
Non è bastato stare dalla parte dei più deboli e proporre il reddito di dignità che c’è in tutta Europa.
Non è bastato essere coerenti, votando di volta in volta le proposte buone delle altre forze politiche, spesso poi non approvate a causa del voto contrario degli stessi che le avevano proposte.
Non è bastato scambiarci un bacio omosessuale in Aula per dimostrare al PD, a Brunetta e alla Binetti che l’amore non fa male a nessuno. Non è bastato far approvare l’abolizione del reato di immigrazione clandestina, in contrasto con il parere dello stesso leader Beppe Grillo. Non è bastato lottare per i diritti dei lavoratori, contro la precarietà selvaggia istituita dal Job Act di Renzi.
Gli italiani vogliono di più.
Vogliono che capiamo che non erano pronti al nostro cambiamento radicale, che desiderano che tutto avvenga più lentamente e in toni più sommessi. Non siamo stati abbastanza efficaci nel comunicare la sostanza delle nostre proposte. L’Italia non è pronta per il cappellino di Casaleggio (o per i suoi capelli lunghi!) e per le battute dissacranti e volutamente iperboliche di Grillo.
Gli italiani vogliono che li rassicuriamo sul fatto che siamo persone per bene, che non vogliamo sovvertire l’ordine costituito in maniera violenta. Vogliono accertarsi che non siamo pilotati e che internamente dibattiamo e decidiamo a maggioranza. È tutto giusto e, forse, siamo stati troppo ingenui noi a pensare che fossero altre le cose che contavano.
Pensavamo che guadagnare 3mila euro al mese invece che 15mila avrebbe dato un segnale dirompente.
Pensavamo che la forma contasse meno rispetto alla sostanza e che le promesse ben confezionate dall’ennesimo politicante esperto di comunicazione di massa non avrebbero più avuto efficacia su un Paese da decenni abbindolato da promesse elettorali mai mantenute. A tutte le nostre proposte, ottime nella sostanza ma poco e mal comunicate (siamo cittadini, non venditori di pentole), si è preferito lo slogan vuoto ma ben comunicato.
Abbiamo fatto troppe bagarre in Aula, forse qualcuna si poteva evitare ma sapevamo di non avere altro modo per far passare all’esterno qualcosa delle nostre battaglie. Certamente non ci hanno giovato le espulsioni e il modo, ancora assai grezzo, con cui abbiamo gestito il dissenso, fisiologico e benefico, interno al nostro gruppo. Personalmente, sono sempre stata contraria alle espulsioni perché credo che mediaticamente siano un boomerang.
A questo però è doveroso aggiungere un’altra riflessione: siamo stati eletti per portare avanti un programma e abbiamo sottoscritto un contratto etico che ci impegna a restituire metà stipendio e le eccedenze di rimborsi. Non abbiamo ancora individuato un metodo meno invasivo e mediaticamente eclatante per garantire che i nostri eletti rispettino le pochissime regole del M5S ma, non temete, lo troveremo. Gli eletti devono rispettare il programma e la volontà di chi li ha votati, gli eletti del M5S devono restituire i soldi.
Non abbiamo avuto il supporto dei giornali e delle tv, abbiamo diffuso i nostri contenuti in larga parte solo tramite il web e le piazze, laddove, non essendoci filtri, eravamo certi che i nostri messaggi non sarebbero stati distorti.
Abbiamo peccato anche in questo, avremmo dovuto fare più marketing e meno politica. Almeno la metà di noi avrebbe dovuto studiare, anziché i temi della propria commissione, le tecniche e i trucchi per comparire in televisione.
Esattamente come fanno gli altri partiti.
Tutte considerazioni sensate ma poi penso che siamo arrivati qui con un progetto: attuare una grande rivoluzione culturale, combattere il berlusconismo e tutte le sue derive.
Siamo sicuri che siamo stati noi a sbagliare?
Siamo sicuri che sia Casaleggio a doversi togliere il berretto o, forse, sono gli italiani che piano piano devono spogliarsi del pregiudizio e della paura inculcata loro da questi decenni di perbenismo mafioso?
Non so come evolverà il nostro Movimento ma sono certa che la nostra rivoluzione sarà ancora molto lunga e faticosa. Ed è per questo che dico a tutti gli attivisti e a tutti coloro che hanno dato l’anima per realizzare questo meraviglioso sogno proibito: NON ABBATTETEVI! Siamo solo all’inizio!
Silvia Chimienti